ROSSI: STATE FRESCHI
Serviti a temperature basse? Si può. Basta scegliere la tipologia più adatta
A qualcuno piace freddo. O meglio: fresco. Per sfuggire alla dittatura del vino bianco e delle bollicine durante i mesi della canicola, e per chi non ama quell’ircocervo enologico che è il rosé, non c’è che una strada: scegliere un vino rosso adatto e fargli fare una passeggiatina in frigo prima di servirlo. Oppure, ancora meglio, metterlo in una glacette con un po’ acqua, sale grosso e ghiaccio. Giusto per dargli quel po’ di sprint che lo renda piacevole e dissetante senza appesantirci. Evitando però (attenzione) di cadere nell’opposto, l’effetto-vodka. Ormai anche i più integralisti tra gli enoappassionati si sono rassegnati: rosso e fresco (ripetiamo: fresco e non freddo) si può. alla faccia delle regole per cui un vino tannico non potrebbe essere bevuto al di sotto dei sedici gradi. Invece ora è permesso spingersi più in basso, ai dodici e perfino ai dieci gradi, ben sapendo che tanto la temperatura del bicchiere salirà in pochi minuti.
E i produttori iniziano a incoraggiare questa pratica, convinti cosi di poter rosicchiare così qualche spicchio di mercato a vantaggio di etichette per cui fino a qualche tempo fa l’estate era praticamente un buco nero. Certo, bisogna scegliere il vino giusto da refrigerare. Sarebbe un vero delitto mortificare con una bassa temperatura di servizio un vino rosso di pregio. Meglio conservarlo bene e tirarlo fuori con l’arrivo dei primi freddi, in autunno. Quindi in queste pagine non troverete Barolo, Barbaresco, Aglianico o Brunello di Montalcino. Poi ovviamente il freddo non si sposa con vini troppo alcolici come l’Amarone della Valpolicella o con certi “calienti” rossi del Sud e delle isole, come il Primitivo di Manduria, il Cannonau, certi Montepulciano.
Il vino rosso per essere servito fresco deve essere moderatamente alcolico, diciamo massimo 13 gradi, con tannini delicati e poco astringenti, declinato più sulla delicatezza che sulla potenza, e con aromi floreali, frullali, speziati, al massimo di frutta secca. La sapidità è gradita ma non deve essere eccessiva. La freschezza si sposa con il fresco ma non quando e molto prorompente, se non altro perché indice di vino di grande longevità che sarebbe un peccato bere in una serata afosa.
In queste pagine noi suggeriamo otto vini rossi da otto diverse regioni italiane che non si offenderanno se qualcuno rinfrescherà loro le idee prima di affrontarli.
VALLE DELL’ACATE | Frappato 2016
Il Frappato è un vino siciliano che sta vivendo una fase di grande rilancio. Prodotto nella zona del Ragusano, in particolare di Vittoria (terra del Cerasuolo], è un vino delicato e gentile, che si presta a una bella rinfrescata. Questa etichetta è prodotta dall’azienda Valle dell’Acate, guidata con irrefrenabile grinta da Gaetana Jacono, erede di una famiglia che con Giuseppe Jacono iniziò la produzione vitivinicola alla fine del XIX secolo, quando Vittoria era indiscutibilmente la capitale siciliana del vino
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STYLE – IL GIORNALE